“Non cercare l’amore. Abbatti le barriere che ti separano dall’amore.” (Rumi)
Sono figlio di un sarto e di una pastaia: vestiti e pasta all’uovo, fatti a mano. Due veri artisti, senza che essi lo sapessero. Famiglia semplice, senza pretese, pochi fronzoli. Concretezza e pragmatismo. Grande correttezza e responsabilità. Prima il dovere, dopo il dovere. I desideri, le ricerche spirituali e le attività culturali… non pervenuti.
Sono il terzo figlio. Mia sorella nata in cielo, prima della mia nascita. Abbiamo vissuto in due qui sulla terra. Per me siamo sempre stati in tre. Solitudine e vergogna sono, da sempre, le mie ancestrali compagne di viaggio. Trattengo pochissimi ricordi da bambino, ma sento nelle viscere questi due registri emotivi.
I miei mi dovettero affidare, a pochi mesi dalla nascita, ai miei nonni paterni. Non sono stato visto, così non mi sono mai incontrato. Per una vita.
Da sempre, cerco di splendere e dare il massimo, pur di farmi amare. Il mondo è sempre stato un palcoscenico in cui ricevere applausi. Cerco di convincere tutti del mio valore, provo a brillare in qualsiasi modo. Mi viene facile, è la mia forma d’amore.
Mi sono sempre sentito fuori schema e, in fondo, sbagliato. Però porto nel cuore, da sempre, una sete di ricerca, di domande, di viaggi interiori. Non ho mai amato le risposte preconfezionate, le soluzioni, le ricette.
“Il modo in cui vivi l’amore è il modo in cui Dio è con te.” (Rumi)
Non sapevo amare. Ero troppo lontano da me. Terrorizzato dalle relazioni vere. A soli ventitré anni, mi rifugiai in Seminario. Sette lunghissimi anni di formazione. Provai a dare tutto ciò che avevo. Cercavo Dio e fuggivo da me stesso, ma all’epoca non potevo capirlo. Per oltre dieci anni di ministero tenni tutti a distanza. L’immagine della Messa, con me sull’altare e gli altri in assemblea, rappresenta bene il mio modo di vivere. Tutti a debita distanza.
Attività, colloqui, percorsi, celebrazioni, incontri, ritiri, cammini. Chi più ne ha più ne metta. Amico di tutti, pertanto amico di nessuno. Avevo Dio solo nella bocca. C’ero solo “Io”, egocentrico e immaturo. Ma anelavo a qualcos’altro.
…”Dio scrive dritto sulle righe storte” (s. Agostino). Tanto Amore ha attraversato la mia vita: mille avventure con tantissimi compagni di viaggio. Così, nel tempo sono cresciuto e ho iniziato a vedermi.
Negli ultimi anni, sentivo sempre più strette le pratiche religiose e le attività pastorali ordinarie. Ero una sorta di distributore automatico di sacramenti, utilizzato all’occorrenza. Lentamente, iniziavo a percepire non fosse più il mio posto. Ma non avevo la forza di muovermi. Umanamente ero valorizzato e amato, vivevo in un a zona di confort fantastica, con tante sicurezze. Inoltre, non volevo tradire la Chiesa, a cui devo tutto.
In quest’ultimo periodo finalmente sento di rispondere alla chiamata della mia anima. Meno strutture esterne e più coerenza interiore.
Un passo per volta, cerco di essere fedele a me stesso.
“Non giudicare un giardino da un fiore appassito. Aspetta che torni a fiorire.” (Rumi)
Puntata numero TRE
Nel 2008, dopo diversi anni di ministero, fui costretto dal vescovo a diventare presidente del Consultorio Familiare della mia diocesi.
“Sii fedele a ciò che esiste dentro di te.” (M. Kundera)
Puntata numero CINQUE
La scrittura per me è curativa e rivelativa. Quando scrivo mi meraviglio di me stesso. Scopro pezzi di me impensati. Sono costretto a collegarmi con la mia anima, e ascoltarla.
Le mie parole, le mie espressioni nascono dall’esperienza. Ogni tema che tiro fuori è frullato dentro di me, da tempo. Le parole autentiche nascono dal silenzio e dalla contemplazione. Non vogliono spiegare o convincere, ma semplicemente raccontare la vita, svelare l’amore.
Quando scrivo mi conosco e allo stesso tempo guarisco le mie ferite. Scappo meno da me. Attivo le mie risorse. Sono costretto a rallentare e respirare. Insomma, mi incontro. La scrittura mi permette di rimanere me stesso.
I miei libri, come tutte le esperienze che propongo, nascono dai miei vuoti, dai miei deserti. Dalla mia sete di ricerca e dal mio sentirmi sempre mancante. È il mio spazio sacro, dove abita Dio.
“La vita non è un luogo particolare o una destinazione. La vita è un viaggio.” (Thich Nhat Hanh)
“Non sei una goccia nell’oceano.
Sei l’intero oceano in una goccia.” (Rumi)
Puntata numero SEI
Il mondo dello Spirito è la mia casa. Eppure, ho negato il mio sentire per oltre quarant’anni. Alla fine, per grazia, mi sono arreso. Si, anche al nome che porto e hanno scelto per me. Cristiano, cioè di Cristo.
I miei occhi, da sempre, sono attratti da ciò che non si vede, che è nascosto nell’ombra. Per me spirituale significa la capacità dell’uomo di cogliere se stesso, di stare in contatto profondo con sé, di ampliare la sua coscienza.
Negli ultimi anni, la mia anima ha bussato con forza, mi ha tolto pezzi che sembravano importanti e privato di tante false sicurezze. Buttandomi in altre dimensioni.
Ennegramma della Quarta Via e il viaggio spirituale della Divina Commedia sono i due strumenti, le autostrade scelte dalla mia anima.
Da qualche anno, mi definisco consulente dell’Anima. Si, perché va molto di moda il “coaching spirituale”, da cui mi sento lontano anni luce. Semplicemente perché non insegno niente a nessuno e non porto da nessuna parte.
La mia vita, da oltre vent’anni, consiste nell’ascoltare le persone e dare loro il permesso di navigare in altre dimensioni, scoprire la propria anima. Ma tutto è già dentro.
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